E sa perché mangio solo radici?”, dice la Santa nella scena conclusiva del film “La grande bellezza”: “Perché le radici sono importanti”.
Le radici sono il principio, l’inizio di tutto e sono importanti. Vivono dentro di noi, incastonate come un marchio e la loro incisività è decisamente indubbia.
Nelle radici vivono modelli, schemi di comportamento, desideri, pensieri e stereotipi propri dei nostri genitori e persino dei nostri nonni.
“Non sarò mai come lei”, gridò una donna riferendosi alla madre. E nel grido fui stordita da tutta la sua rabbia.
Quella donna, come genitore, agiva sempre in opposizione alla madre. Lo faceva inconsciamente. Vestiva i figli trasandati perché da bambina le era richiesto di essere sempre perfetta, li portava a chilometri di distanza da casa a fare ginnastica artistica pur di non farli giocare a pallavolo, sport al quale lei stessa era stata costretta a giocare per anni. E così via, in ogni sfaccettatura che riguardava il suo stile educativo, l’importante era fare diversamente.
Penso ad un’altra donna di nome Julia, alta e smagrita, alla quale è pressoché impossibile chiedere il perché. Non c’è un perché risponde: “Si fa così!”.
Per quest’ultima quindi non esiste un mondo “altro” rispetto alla propria famiglia di origine.
I figli frequentano il liceo scientifico, il catechismo al mercoledì e giocano a calcio due volte alla settimana. Perché si fa così. E se desiderassero qualcosa di diverso, non è dato conoscere le ritorsioni che potrebbero subire.
Due estremi per descrivere due stili: chi agisce sempre in opposizione e chi invece aderisce completamente ai propri modelli.
Due opposti e un’unica probabile radice, l’inconsapevolezza. Che si tratti di adesione o di opposizione, osserviamo due esempi di azioni automatiche. L’automatismo non contiene scelte consapevoli bensì comportamenti che non passano attraverso un pensiero conscio.
Comprendere di essere ingabbiato in un’azione automatica è il primo passo per chiedersi quali significati l’automatismo porta con sé.
Quando la prima donna descritta disse: “Non sarò mai come te” capì che senza saperlo agiva in nome di quel motto, ovvero essere diversa dalla madre. Indossava le vesti di chi si oppone, non le proprie.
E quando Julia disse: “Si fa così!”, comprese che dietro alle sue azioni viveva una cieca adesione allo stile educativo della propria famiglia di origine.
Non importa “agire diversamente” o “agire come”, importa scegliere: agire in automatico non genera scelte.
Quindi le radici ci appartengono, inutile negarlo, ma non ci rappresentano totalmente.
La nostra identità la costruiamo e scopriamo giorno dopo giorno scegliendo ciò che vogliamo conservare e ciò che invece mettiamo in discussione per andare verso il nuovo.
E per tornare al ruolo di genitori, la difficoltà è ascoltarsi.
Ascoltarsi significa essere i genitori che siamo.
“
[/et_pb_text][/et_pb_column][/et_pb_row][/et_pb_section]